La SRL come strumento di passaggio generazionale

In un contesto economico sempre più segnato dall’urgenza di affrontare il ricambio generazionale nelle imprese familiari, il convegno “La SRL nel passaggio generazionale: governance, fiscalità e profili giuridici” ha offerto una riflessione ad ampio raggio su strumenti, dinamiche e implicazioni di una fase cruciale della vita aziendale

GIAN MARCO VITALI

12/1/20253 min read

L’evento, ricco di contributi tecnici e prospettive complementari, ha evidenziato come la forma della società a responsabilità limitata rappresenti oggi uno dei veicoli più versatili per gestire in modo consapevole e strutturato il trasferimento intergenerazionale.

Oltre la tecnica: il passaggio generazionale come processo di equilibrio

Uno dei principali messaggi emersi fin dalle prime relazioni è che il passaggio generazionale non può essere ridotto a una mera operazione di ingegneria fiscale o societaria. Esso è piuttosto un processo relazionale, identitario e strategico, che richiede visione di lungo periodo, ascolto delle dinamiche familiari e un’attenzione costante agli equilibri tra proprietà, controllo e gestione.

È stato ribadito più volte che la SRL – per la sua flessibilità strutturale – consente di gestire in modo efficace questi equilibri, soprattutto se supportata da statuti ben costruiti, patti parasociali coerenti e una governance articolata ma chiara. In particolare, è stata sottolineata la centralità del ruolo statutario: strumenti come le clausole di gradimento, prelazione, consolidamento delle partecipazioni o limitazione del diritto di voto rappresentano non meri formalismi, ma autentici presidi di stabilità aziendale, soprattutto in contesti familiari complessi.

Tra neutralità e controllo: gli strumenti giuridici analizzati

Diversi relatori hanno messo a confronto gli strumenti giuridici utilizzabili nel passaggio generazionale: donazione, cessione onerosa, aumento di capitale riservato, patto di famiglia. Ogni strumento, se isolato, presenta vantaggi e limiti; ciò che è emerso con chiarezza è che nessuno di essi può essere adottato in astratto, senza una lettura sistemica della situazione familiare, patrimoniale e imprenditoriale.

La donazione di quote, ad esempio, può apparire attrattiva per la sua neutralità fiscale (specie alla luce del D.Lgs. 139/2024), ma può rivelarsi fragile sotto il profilo civilistico, esponendo l’operazione a rischi di riduzione, collazione o instabilità futura della governance. Al contrario, la cessione onerosa, pur comportando un impatto fiscale immediato, consente maggiore certezza giuridica e può essere più sostenibile se supportata da meccanismi di prezzo dilazionato o pianificazione successoria del corrispettivo.

Particolarmente apprezzato l’approfondimento sull’aumento di capitale riservato ai discendenti, un’operazione che richiede attenzione nella strutturazione, soprattutto per evitare la riqualificazione in donazione indiretta, ma che consente di coniugare rafforzamento patrimoniale e transizione del controllo, mantenendo una logica imprenditoriale e meritocratica.

Holding, statuti, governance: la regia del cambiamento

Uno dei momenti più densi del convegno ha riguardato il tema della holding come strumento di governo del patrimonio e delle partecipazioni. È stata evidenziata l’utilità di costituire una holding familiare, soprattutto per le seconde generazioni, non solo per fini fiscali (es. PEX, dividend washing, ecc.), ma come architrave per una governance multilivello, capace di distinguere chi gestisce da chi investe o eredita.

In questo scenario, il ruolo dello statuto sociale è stato declinato come vero e proprio strumento di governance negoziale, in grado di disegnare scenari personalizzati: organi di controllo, quorum rafforzati, diritti particolari, golden share, riserve indivisibili e, non da ultimo, meccanismi di uscita ordinati e sostenibili.

Il patto di famiglia: tra rigidità normativa e potenzialità ancora inespresse

Il convegno ha toccato anche il tema del patto di famiglia, spesso evocato come soluzione “ideale”, ma nella pratica poco utilizzato. Il motivo? Struttura rigida, iter formale complesso, necessità di coinvolgimento di tutti i legittimari. Eppure, nel confronto tra i relatori è emersa anche una visione più pragmatica: se inserito in una cornice patrimoniale e societaria coerente (holding, trust, donazione con riserva, diritti particolari), il patto di famiglia può diventare un potente strumento di pacificazione preventiva, utile soprattutto in presenza di patrimoni complessi e conflitti latenti.

Una conclusione che è un punto di partenza: l’urgenza della pianificazione

Una riflessione che dovrebbe orientare ogni intervento professionale: il passaggio generazionale non è un atto, ma un percorso. E, come ogni percorso, va progettato, accompagnato, verificato nel tempo. È emersa con forza la necessità di anticipare la transizione, evitando l’approccio emergenziale che spesso accompagna successioni non pianificate o conflittuali.

La SRL si conferma come uno strumento giuridico estremamente adatto a questo tipo di progettazione, ma occorre riempirla di contenuti: non basta la forma, serve la visione. Una visione che solo il lavoro congiunto di imprenditori, professionisti e famiglie può rendere solida, sostenibile e duratura.